Patrimonio

La scaffalatura di Sala III

 

Per la sua storia plurisecolare, la Biblioteca Forteguerriana custodisce un patrimonio archivistico e librario di grande pregio, costituito da circa 220.000 libri ed opuscoli, prevalentemente appartenenti ai suoi pregevoli fondi a stampa, oltre 1.300 documenti afferenti ai suoi preziosi fondi manoscritti, 126 incunaboli, circa 3.300 cinquecentine, 2.700 stampe e 900 disegni, 3.500 fogli volanti, 3.600 cartoline e fotografie dei suoi fondi iconografici.

Il nucleo documentario più  antico della biblioteca è formato dai codici sozomeniani sopravvissuti ai fenomeni di dispersione (33 dei 110 volumi originari); tali codici fanno parte del principale fondo manoscritto, il Fondo Forteguerriano, formatosi tra il XVIII ed il XIX secolo, che contiene 398 manoscritti, ordinati per lettera e numero, dalla A alla F, provenienti dalle acquisizioni del bibliotecario Anton Maria Rosati (1732-1810), e da alcune importanti donazioni: Francesco Canini (1830), famiglia Franchini Taviani (1839), famiglia Puccini (1847), Convento soppresso di Giaccherino (1866), Sebastiano Ciampi (fine sec. XIX); da segnalare anche il fondo Acquisti e doni, con lettere autografe e documenti vari relativi a personaggi del XIX e XX secolo quali Vittorio Emanuele II, papa Pio X, papa Benedetto XV, Giosué Carducci, Gabriele D'Annunzio, Giovan Pietro Vieusseux, Ferdinando Martini, Gioacchino Rossini, Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Policarpo Petrocchi.

Nel 1706, anno a cui risale il più antico inventario conosciuto, sono censiti 1647 volumi; in esso non è segnalato nessuno dei 126 incunaboli della biblioteca, 31 dei quali sono contrassegnati dal timbro dell'antica Libreria della Sapienza. Tra questi da ricordare almeno il "De successionibus ab intestato" di Cino da Pistoia (Colonia, Tip. Dictys, ca. 1470), il cosiddetto Dante di Foligno, vale a dire la Commedia stampata a Foligno nel 1472 da Johann Numeister ed Evangelista Angelici, il "Monte Santo di Dio" di Antonio da Siena (Firenze, Niccolò di Lorenzo, 1477), il "De claris mulieribus" di Jacobus Philippus Bergomensis (Ferrara, Lorenzo de Rossi, 1497) e la notissima "Hypnerotomachia Poliphili" di Francesco Colonna (Venezia, Aldo Manuzio, 1499).

Il patrimonio si accrebbe in misura assai notevole negli ultimi decenni del XIX secolo, quando la Forteguerriana acquisisce nuclei librari provenienti da enti e congregazioni “religiosi e non“ soppressi; la complessiva fisionomia bibliografica della biblioteca dipende inoltre da numerose altre donazioni ed acquisizioni di rilievo. Basti qui ricordare, per il XIX secolo, i fondi librari e manoscritti di Niccolò Puccini, Domenico Mazzoni, Sebastiano Ciampi e, per quanto riguarda il XX secolo, i fondi Guido Macciò, Ferdinando Martini, Alberto Chiappelli, Alberto Montemagni, Quinto Santoli, Alfredo Melani, famiglia Rospigliosi, oltre ad altri minori. Nel 2005 è stata acquisita la biblioteca del Convento dei Minori Francescani di Giaccherino, ricostruita dopo le soppressioni ottocentesche.

In tale contesto bibliografico di notevolissimo rilievo i punti di eccellenza, sotto il profilo bibliografico-documentario, sono costituiti dalla Libreria Puccini e dalla Libreria Martini. La Libreria donata dal patriota e filantropo Niccolò Puccini (1799-1852) è costituita da circa 4.600 volumi, appartenuti allo stesso Niccolò, al padre Giuseppe (1745-1818) ed allo zio Tommaso (1749-1811), erudito, storico dell'arte e direttore delle Gallerie fiorentine nel delicatissimo periodo delle spoliazioni napoleoniche; ne fa parte inoltre la rilevante documentazione manoscritta sopra ricordata. Tra gli esemplari di maggior pregio della raccolta, ricordiamo, per la parte afferente a Tommaso, la "Cremona illustrata" di Antonio Campo, con incisioni di Agostino Carracci (Cremona, in casa dell'autore, 1585) e lo splendido catalogo del Museo del Collegio Romano, fondato da Athanasius Kircher nel 1651, curato da Giorgio Sepi nell'edizione olandese del 1678. Per quanto riguarda la biblioteca di Niccolò, di notevole rilievo le numerose prime edizioni ottocentesche, da quelle di Giacomo Leopardi ("Operette morali", Milano, Stella, 1827; "Crestomazia italiana", Milano, Stella, 1827; "Canti", Firenze, Piatti, 1831) ai "Promessi sposi" stampati da Ferrario, a Milano, nel 1825-26.

La Libreria Martini, acquistata nel 1929 dagli eredi dello scrittore, uomo politico, ministro della Pubblica Istruzione e giornalista Ferdinando Martini, (1841-1928) fu stimata di un valore non inferiore alle 500.000 lire in una perizia del 1928 redatta da Luigi De Gregori. Una biblioteca, quella di Martini, in cui si individuano con chiarezza due importanti raccolte, una di letteratura, d'arte e storia, ed una teatrale. La prima, costituita da circa 12.000 volumi e 8.500 opuscoli, ospita la migliore produzione editoriale italiana e francese dei secoli XVIII e XIX. La seconda, ricca di 3250 volumi e di 3500 opuscoli, include quasi tutta la produzione teatrale italiana e francese, in edizioni rare, a partire dal XVI secolo. Le posizioni di rilievo ricoperte da Martini sulla scena politica e culturale italiana per vari decenni a cavallo tra il XIX ed il XX secolo gli valsero un incessante flusso di libri, opuscoli e pubblicazioni di vario genere, con dediche autografe della maggior parte dei letterati e degli scrittori del periodo, da Carducci a D'Annunzio, da Soffici a Marinetti, da Palazzeschi a Papini, da Ojetti alla Aleramo. Da segnalare, ma a titolo puramente esemplificativo, di D'Annunzio, "Primo Vere" (Chieti, Tipografia di Giustino Ricci, 1879 e Lanciano, Carabba, 1880) e di Benedetto Croce, "I teatri di Napoli" (Napoli, Pierro, 1891). La Libreria Martini comprende inoltre 62 manoscritti, fra i quali un pregevolissimo Corano in carta orientale, cinque codici membranacei etiopici, fra i quali un prezioso Ottateuco miniato del XV secolo, di recente restaurato, svariati autografi di Giuseppe Giusti e l'iconografia giustiana.

Una menzione, infine, va riservata ad un interessantissimo nucleo documentario, La scuola in mostra, raccolta di quaderni ed album provenienti dalla Mostra della scuola allestita nel 1929 nell'ambito della più vasta 1.a Mostra provinciale che celebrava la nascita della Provincia di Pistoia. Il materiale, in gran parte manoscritto (solo alcuni elaborati sono dattiloscritti; molti sono invece i disegni, le fotografie e le cartoline illustrate) è costituito da 363 pezzi tutti riprodotti in versione digitale su due CD-Rom - provenienti dalle scuole elementari di tutto il territorio provinciale e rappresenta una fonte di grande rilievo per la storia della scuola e delle pratiche di scrittura infantili, per la storia della cultura materiale e delle tradizioni popolari.

Venendo all'oggi, la biblioteca incrementa le proprie raccolte in relazione alla sua vocazione di istituto di conservazione di un ingente patrimonio storico, dotandosi dei repertori e dei documenti funzionali allo studio dei fondi manoscritti e rari che possiede. L'altro compito primario, quello di documentare la "memoria locale", è assolto con la sistematica acquisizione, attraverso una rete di relazioni con gli enti e le associazioni cittadine, tramite il diritto di stampa e con l'acquisto, delle opere di interesse locale.